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La XXV Settimana della lingua italiana in Costa Rica si è aperta con un evento senza precedenti: Distancias (Caminos del alma)

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La XXV Settimana della lingua italiana in Costa Rica si è aperta il 13 ottobre al Teatro Arnoldo Herrera González di San José.

Un pubblico entusiasta e partecipe è convenuto per una serata senza precedenti: la prima rappresentazione di Distancias (Caminos del alma), spettacolo di poesia teatrale italiana, scritto e concepito appositamente per l’occasione.
Distancias è il frutto dell’incontro tra Michele Clemente, poeta e scrittore, e Josafat Vagni, attore romano dalla carriera brillante tra teatro, cinema e televisione.

Clemente (classe 1995) è autore dei romanzi «Horror vacui», «Anime stanche», «Bengala», «Aurora» e «Universi», e delle raccolte di poesie «Fitzcarraldo» e «Prime Preghiere». La sua scrittura nasce da una tensione costante tra introspezione e sguardo universale, tra ferita e speranza.
Vagni (classe 1986), formatosi accanto a maestri come Gigi Proietti, candidato al Premio Ubu, e interprete di ruoli in ACAB, Come non detto, Borgias, Maraviglioso Boccaccio e la recente serie Netflix Briganti, porta in scena una fisicità poetica, un linguaggio che nasce dal corpo e si fonde con la parola.

I due artisti si sono incontrati a San José per costruire insieme Distancias: non una semplice lettura teatrale, ma un vero e proprio viaggio drammaturgico e musicale. Tre atti, quattordici testi poetici, due voci, due lingue (italiano e spagnolo) e un’unica domanda: cosa ci separa davvero, e cosa ci unisce?

L’iniziativa, sostenuta e organizzata dall’Ambasciata italiana, ha voluto essere molto più di una rappresentazione artistica: un incontro di culture, un ponte poetico e umano tra l’Italia e l’America Latina, tra la parola e il suono, tra l’esperienza del vivere lontani e la continua ricerca di un “ritorno” possibile — a sé stessi prima ancora che a un luogo.

In un paese che ospita oggi una comunità italiana viva e dinamica, Distancias ha saputo tradurre in forma scenica la complessità di chi vive “fuori” e “dentro” le proprie radici.

Il tema della casa — filo rosso dell’opera — risuona oggi con forza straordinaria, in un tempo in cui milioni di persone nel mondo sono costrette a lasciarla a causa di guerre, persecuzioni o povertà. “Casa” non è soltanto un luogo fisico, ma un orizzonte emotivo, una nostalgia che accomuna chi parte e chi resta, chi cerca di ritrovarsi dopo essersi perduto. La distanza, dunque, non si misura in metri né in chilometri, ma in sospiri.

L’opera è concepita come un attraversamento, una misura dell’anima. È il cammino di due uomini che si incontrano su un palco e imparano a conoscersi, specchiandosi l’uno nell’altro come in due metà dello stesso viaggio. La distanza iniziale, fisica e simbolica, si fa via via più sottile, fino a dissolversi. Lontananza geografica, nostalgia, identità, radici, perdita e riscoperta: tutto si mescola e si trasforma in una mappa emotiva che il pubblico percorre insieme agli interpreti.

Atto dopo atto, la distanza smette di essere una misura spaziale e diventa condizione dell’essere. Si scopre che ci si può sentire lontani anche restando fermi, e vicini anche quando si è a migliaia di chilometri.
In questa oscillazione risiede la forza dell’opera: l’idea che la nostalgia, la mancanza e il viaggio siano linguaggi universali, ponti invisibili tra chi resta e chi parte.

A rendere l’esperienza ancora più intensa, gli intermezzi musicali eseguiti dagli studenti del Conservatorio de Castella, giovani musicisti costaricani che hanno dato allo spettacolo una dimensione corale.

Distancias non è solo uno spettacolo: è un viaggio dell’anima, una preghiera laica che attraversa confini e identità, un abbraccio tra mondi che scoprono di essere, in fondo, la stessa casa.

Al termine dello spettacolo, forti applausi e un intenso incontro del pubblico con gli attori.