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Come le donne costaricensi hanno conquistato il diritto di voto

La partecipazione femminile alla politica costaricense: storia e attualità

La partecipazione delle donne alla politica in Costa Rica rappresenta una conquista lunga e significativa, frutto di decenni di lotte per l’uguaglianza di genere. Il primo passo concreto si ebbe il 30 luglio 1950, quando le donne votarono per la prima volta insieme agli uomini durante un plebiscito locale che doveva stabilire se le comunità di La Tigra e La Fortuna rimanessero parte del cantone di San Ramón o fossero annesse a San Carlos. Sebbene le comunità si unirono a San Carlos, l’aspetto più rilevante fu l’uguaglianza al voto. Quel giorno, secondo l’Istituto Nazionale per le Donne (INAMU), votarono 349 donne e 426 uomini. Tra loro, Bernarda Vásquez, casalinga di 32 anni, è ricordata come la prima donna a esercitare il diritto di voto in Costa Rica, diventando un simbolo della lunga battaglia per la parità politica.

La strada verso questo risultato fu lunga e piena di ostacoli. Già dagli anni 1880 i riformatori liberali avevano avanzato l’idea di diritti di voto uguali, ispirati dai movimenti femministi internazionali, ma i diritti politici per le donne restavano limitati. Nel 1913, una riforma elettorale proposta dal presidente Ricardo Jiménez prevedeva suffragio diretto, segreto e universale, ma il suffragio universale femminile fu respinto. Nel 1917, durante la dittatura di Federico Tinoco, l’idea riaffiorò, consentendo a certe donne di votare, ma la proposta fu respinta di poco, con soli quattro voti di differenza. Nel 1920, un altro tentativo per concedere alle donne alfabetizzate il diritto di voto e di candidarsi alle elezioni municipali fu anch’esso accantonato.

Il suffragio femminile fu finalmente riconosciuto ufficialmente il 20 giugno 1949 dalla Costituzione della Seconda Repubblica, con l’80% dei delegati favorevoli alla misura. Alle elezioni nazionali del 1953, le donne non solo ottennero il diritto di voto, ma anche quello di candidarsi, portando all’elezione delle prime parlamentari: María Teresa Obregón, Ana Rosa Chacón ed Estela Quesada, tutte del Partido Liberación Nacional (PLN).

Negli anni successivi furono introdotte riforme legislative mirate a rafforzare la rappresentanza femminile. Nel 1996, il Codice Elettorale costrinse i partiti a riservare almeno il 40% dei posti nella struttura del partito e nelle candidature alle donne, anche se alcuni partiti, come Azione Cittadina, applicavano per statuto il 50%. Nel 2009, ulteriori riforme elevarono la percentuale minima di rappresentanza femminile al 50%, unificarono le elezioni municipali a metà mandato e introdussero il voto all’estero, consolidando un quadro legislativo volto a garantire la parità di genere nella politica.

Oggi, la partecipazione femminile in Costa Rica ha raggiunto risultati storici. Dal 1994 almeno una delle vicepresidenze della Repubblica è costantemente occupata da una donna. Nel 1986 Rosemary Karpinsky fu la prima donna presidente dell’Assemblea Legislativa e Victoria Garrón la prima vicepresidente donna della Repubblica. Nel 2010 Laura Chinchilla divenne la prima donna eletta Presidente della Repubblica, segnando una tappa fondamentale nell’evoluzione della politica costaricense.

A livello municipale, le riforme più recenti hanno portato a una crescita significativa della presenza femminile: nelle elezioni municipali di febbraio 2024 sono state elette 22 sindache, il numero più alto nella storia, e in 14 cantoni una donna ha assunto la leadership locale per la prima volta. Complessivamente, le donne costituiscono oggi circa il 50% dei candidati eletti nei municipi, mentre nella politica nazionale la rappresentanza femminile in Parlamento supera il 45%. Il Costa Rica continua a promuovere la parità di genere in politica attraverso leggi e incentivi, mirando a consolidare una partecipazione equilibrata delle donne in tutti i livelli di governo.

La storia del voto femminile in Costa Rica e i dati attuali dimostrano come una battaglia lunga e ostinata possa tradursi in risultati concreti, offrendo alle donne un ruolo centrale nella costruzione della democrazia e nella definizione delle politiche pubbliche del paese.