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Mose’ Vincenzi

Tra i protagonisti più significativi del pensiero e della letteratura costaricana del XX secolo, Mosé Vincenzi occupa un posto speciale, simbolo di un raro equilibrio tra curiosità intellettuale, profondità riflessiva e impegno civile.

Nato l’3 febbraio 1895 a Tres Ríos, nella provincia di Cartago, da madre costaricana, Susana Pacheco Fernández e da padre italiano, Ceferino Vincenzi. Fin dalla giovinezza, Vincenzi si dimostrò dotato di una vivace intelligenza e di una curiosità che lo spinse verso un percorso non convenzionale: pur iniziando la formazione in ambito normalista, ben presto rivolse il suo sguardo alle questioni filosofiche, culturali e linguistiche della sua epoca. In un paese, la Costa Rica, che nella prima metà del Novecento cercava di consolidare il proprio sistema educativo e la propria identità culturale, Vincenzi entrò come figura determinante.

Ottenne il titolo di maestro normalista nel 1916 presso la Escuela Normal de Costa Rica e in quella stessa decade iniziò a insegnare nelle scuole di Filadelfia e Santa Cruz (Guanacaste). Il suo stile già mostrava una vocazione: considerava la letteratura e la filosofia non come esercizi puramente accademici ma come strumenti al servizio dell’uomo e della società.

Nel corso degli anni, Vincenzi ampliò il suo raggio d’azione: fu docente nei principali centri educativi del Paese (tra cui il Liceo de Costa Rica, il Colegio Superior de Señoritas, l’Instituto de Alajuela) e svolse incarichi di rilievo in ambito culturale: fu direttore della Direzione Generale delle Bibliotecas Públicas (tra il 1944 e il 1948), membro della Academia Costarricense de la Lengua, e docente universitario.

La sua opera andava oltre la docenza: Vincenzi si dedicò con passione alla saggistica filosofica, alla narrativa e al teatro, convinto che «la literatura debe tener un fondo moral, ético, que le permita perdurar».  Le sue pubblicazioni attraversano decenni e generi: opere come Mi Segunda Dimensión (1923), Principios de Crítica Filosófica (1928), il saggio El Hombre y el Cosmos. Síntesis de una filosofía (1961) rappresentano tappe fondamentali di un pensiero che esplora il cambio, il movimento, l’esistenza e l’infinità.

Nella sua riflessione filosofica, Vincenzi si oppose all’idea convenzionale del cambiamento come transizione di essere e avanzò una concezione di universo come continuità: «En el Universo todo es continuación de todo, todo es yo».  Parallelamente, la sua attività letteraria comprende romanzi e racconti —Atlante (1924), La Rosalía (1931), Pierre de Monval (1935), La señorita Rodiet (1936) — nei quali l’intellettuale affrontava i grandi conflitti umani, il senso dell’arte, della scienza e della filosofia.

Vincenzi fu riconosciuto anche come figura centrale nell’ambito culturale costaricano: nel 1962 ricevette il prestigioso Premio Nacional de Cultura “José María Castro Madriz” (Premio Magón) per la sua opera letteraria e filosofica.  Alla sua morte, avvenuta il 22 marzo 1964 a San José, la Asamblea Legislativa de Costa Rica lo dichiarò subito «Benemérito de la Patria».

Oggi, il nome di Moisés Vincenzi continua a risuonare nella cultura costaricana come quello di un pensatore che seppe fondere rigore e sensibilità, idea e azione, filosofia e letteratura. Le sue riflessioni sul movimento, sull’essere e sul tempo lo rendono ancora uno degli autori più originali e profondi del Centroamerica e ogni lettore che oggi si confronta con le sue opere si trova di fronte a un uomo che non si limitò a pensare ma cercò di vivere la filosofia come esperienza concreta della vita. E così, in ogni pagina risuona la voce di un italiano-costaricano che credette nell’insegnamento, nella parola e nella trasformazione culturale di un Paese che lo accolse e a cui lui restituì con il dono del pensiero.