Zingonia Zingone nasce a Londra nel 1971. È una poetessa, scrittrice e traduttrice italiana, ma ha passato maggior parte della sua infanzia in Costa Rica. Le sue poesie sono infatti principalmente scritte in spagnolo e questo continuo cambiare lingua di scrittura (passando dallo spagnolo all’italiano e viceversa) riflette un po’ il suo costante spostarsi tra Italia e Costa Rica.
Zingonia lo descrive con le parole di una canzone di Facundo Cabral: “No soy de aquí, soy de allá”, “Non sono di qui, sono di là”. Lei sente di essere “sia di qui che di là”.
Zingonia arriva in Costa Rica nel 1975, quando aveva solo quattro anni, insieme alla sua famiglia. Racconta che questo Paese l’ha vista crescere e l’ha formata come persona, come imprenditrice e come poetessa.
Quando arriva parla solo l’italiano. La sua famiglia è completamente italiana. Sia lei che suo fratello hanno studiato in inglese, ma la maggior parte dei loro compagni di scuola sono costaricani, e così avviene l’incontro con questa nuova lingua, lo spagnolo (o meglio, il “tico”).
Quando ha solo 10 anni, suo padre viene a mancare. Questo tragico evento la segna profondamente, suscitando in lei “qualcosa”. Inizia a porsi domande esistenziali, ed è qui che giunge la poesia. A 12 anni, Zingonia inizia a scrivere senza sapere effettivamente cosa stesse facendo. Ancora non è consapevole che quella è poesia.
Per lei rappresenta semplicemente una valvola di sfogo, un conforto che si manifesta attraverso delle immagini, delle metafore, dei suoni. Inizialmente scrive in inglese, e nella sua prima poesia racchiude il suo immenso dolore in pochi versi.
Arriva l’adolescenza e il ritorno in Europa. Dai 13 ai 15 anni vive in Svizzera, dove studia e scrive sempre in inglese, avvicinandosi per la prima volta alla letteratura francese. Zingonia decide di iscriversi all’università in Italia, nella terra dei suoi genitori, più precisamente alla facoltà di Economia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dopo un anno passato lì, la sua poesia migra automaticamente all’italiano.
Inizia quindi questo continuo percorso di cambiamento linguistico nella scrittura. Dopo il periodo in Italia, il suo modo di pensare e di sentire è profondamente cambiato, è diventato “estremamente europeo”. Si avvicina quindi alla poesia italiana, ai poeti ermetici come Ungaretti, Montale e Quasimodo, ma anche alla letteratura russa e francese, soprattutto al teatro classico rielaborato dai francesi del XX secolo, come Jean Cocteau e Jean Anouilh.
Nel 1999 torna stabilmente in America Centrale. Qui lavora nel settore del riso, tra Costa Rica e Nicaragua. Continua a scrivere in italiano, finché un giorno arriva l’amore – che la lega al Nicaragua. Poi, la maternità. La sua poesia inizia a manifestarsi in spagnolo, con sfumature e ritmi nicaraguensi.
La questione della lingua nelle sue poesie è molto importante. Spesso le chiedono perché sceglie una lingua al posto di un’altra, in che modo diverse lingue hanno influenza sulla sua poesia. Zingonia risponde che non è lei a scegliere la lingua con cui scrivere, ma è la poesia che si manifesta nella lingua da essa scelta. Non è una scelta razionale. Non ce n’è una “preferita”, una “migliore” o una “peggiore”. Ognuna di loro porta con sé un bagaglio colmo di cultura, ritmo, storia.
In Nicaragua la sua poesia cambia radicalmente, poiché viene assorbita dalla cultura del Paese. Un noto pittore nicaraguense, Armando Morales, un giorno le dice: “Il Nicaragua ti ha rovinata, quello che scrivi non mi interessa più, sei diventata uguale agli altri”. Partecipare ad eventi internazionali la costringe a tradurre tutte le sue opere e in questo modo si rende conto di possedere una strana identità: è italiana, ma scrive in spagnolo e le sue auto-traduzioni sono lontane dalla tradizione poetica italiana.
A tal proposito racconta di un episodio che avviene nel 2009. Si trova a Roma, dove viene invitata a partecipare a festival locali nella veste di poetessa nicaraguense e costaricense. Lo stesso anno viene invitata a rappresentare l’Italia ad un incontro letterario in India. In seguito, alcune università indiane la invitano a tenere delle conferenze riguardanti la poesia latinoamericana. Si rende conto che non la considerano una poetessa italiana, bensì latinoamericana.
Alcune circostanze della sua vita la portano a passare più tempo in Italia. Qui riprende la scrittura in italiano, dedicandosi maggiormente alla traduzione dall’inglese, spagnolo e francese. In tutto questo processo, Zingonia afferma che negli anni ha sviluppato una sorta di “schizofrenia linguistica”: “La mia personalità ha sfumature differenti in ogni lingua e lo stesso vale per le mie poesie. Chiaramente, la lingua non è solo la lingua, ma è anche l’esperienza che si fa di quella lingua, la cultura che racchiude, la letteratura e il territorio con i suoi riferimenti specifici”.
La storia e il pensiero di Zingonia fanno riflettere sull’importanza delle proprie radici, come queste possono influenzare il modo di riflettere e sentire e l’esternazione dei pensieri. È vero, a volte crescere in un contesto multiculturale può far sembrare di star perdendo la propria identità.
Ma, allo stesso tempo, una lingua può farci sentire più vicino a un Paese, come nel caso di Zingonia. Seppur spostandosi continuamente tra Europa e America Latina, la possibilità di comunicare sia in italiano che in spagnolo attraverso le sue poesie l’ha tenuta sempre vicina alle sue origini.